di Lorenzo Bandera
17 giugno 2012
Dopo l’intervista a Bernardino Casadei,
con cui abbiamo introdotto il tema delle Fondazioni di comunità,
proponiamo il dialogo avuto con Pier Mario Vello, Segretario Generale di
Fondazione Cariplo, che ci ha raccontato di sviluppi, obiettivi e
risultati del progetto di Cariplo che si è occupato di tali realtà. Nel 1998 Fondazione Cariplo, dopo aver studiato e apprezzato le esperienze delle communities foundations
americane, presenti negli Stati Uniti fin dal 1914, ha infatti deciso
di introdurre anche in Italia le cosiddette Fondazioni di comunità, con
l’intento di favorire la crescita della filantropia, la promozione della
cultura del dono e lo sviluppo della società civile anche nel nostro
Paese.
Cariplo nel 1999 ha favorito la costituzione delle prime Fondazioni di comunità italiane: la Fondazione della Provincia di Lecco e la Fondazione della Comunità Comasca. Nel 2000 sono quindi nate la Fondazione della Provincia di Mantova, la Fondazione della Comunità del Novarese, la Fondazione della Comunità Bergamasca e la Fondazione della Comunità di Monza e Brianza. Nel 2001 è stata la volta della Fondazione Provincia di Cremona. Del 2002 sono la Fondazione di Comunità del Varesotto, la Fondazione della Comunità di Brescia, la Fondazione della Provincia di Pavia, la Fondazione della Provincia di Lodi e quella della Fondazione Pro Valtellina. Le ultime nate, nel 2006, sono la Fondazione Comunitaria del Ticino Olona, la Fondazione Comunitaria del Verbano-Cusio-Ossola e la Fondazione Comunitaria Nord Milano.
Queste 15 fondazioni, che insistono sulla quasi totalità del territorio
lombardo e sulle aree del verbano e del novarese, zone dove Cariplo ha
sempre svolto un ruolo molto attivo, rappresentano ancora oggi quasi la
metà delle Fondazioni di Comunità presenti nel nostro Paese.
Abbiamo chiesto al Dott. Pier Mario Vello di
spiegarci più nello specifico l’evoluzione del progetto Fondazioni di
comunità, raccontandoci quali risultati abbia raggiunto nel corso di
questi quindici anni e quali siano le prospettive di crescita di tale
esperienza.
Dottor Vello, perchè Cariplo ha deciso di intraprendere il Progetto Fondazioni di Comunità?
Cariplo,
ormai quindici anni fa, ha deciso di intraprendere questo progetto per
essere più vicina ai bisogni del territorio, avvalendosi di persone che
avessero coscienza delle necessità della società civile e che fossero in
grado di coinvolgerla per la risoluzione di tali problemi. Una comunità
locale, caratterizzata da tanti elementi diversi quali l’economia, la
storia, la cultura, avrebbe così avuto la possibilità di esprimere se
stessa in un’istituzione che avesse a cuore in primo luogo il territorio
in cui si trova ad operare. Un’istituzione di questo genere,
espressione della società civile, sarebbe stata ovviamente più attenta
alle esigenze della società stessa, e pertanto capace di spendere meglio
le diverse risorse a sua disposizione. L’idea era dunque quella di
creare organismi fortemente legati alla società civile del territorio,
che potessero esprimere le esigenze di tale realtà senza essere calati
dall’alto. Dopo aver studiato le esperienze positive delle Fondazioni di
comunità americane ci siamo pertanto mossi per portare un simile
modello anche in Italia.
Potrebbe
spiegarci la modalità operativa che Cariplo ha seguito per
l'istituzione delle Fondazioni? Dal punto di vista economico quale
relazione intercorre tra Cariplo e le Fondazioni?
Per
far partire le Fondazioni di comunità Cariplo ha deciso di farsi
promotrice dei singoli progetti costitutivi, aggregando intorno a sé
altri eventuali fondatori e mettendo a disposizione delle neonate
fondazioni una dotazione iniziale. Il cosiddetto “progetto sfida”
prevede lo stanziamento iniziale di 5 milioni di euro e l’impegno a
raddoppiare i fondi raccolti autonomamente dalla fondazione di comunità
nei dieci anni successivi la costituzione fino al raggiungimento del
cosiddetto “obiettivo sfida” (fissato in 5 milioni di euro). Se quindi
la Fondazione di comunità è stata in grado di raccogliere 5 milioni di
euro Cariplo si impegna a trasferire altrettanto denaro nelle casse
della Fondazioni di comunità. Raggiungendo l’obiettivo fissato la
Fondazione di comunità andrà dunque a trovarsi in possesso di un
patrimonio finanziario pari ad almeno 15 milioni di euro. Questo è l’endowment
principale fornito alle Fondazioni, in più Fondazione Cariplo si
impegna a fornire una dotazione annuale per la promozione di bandi
locali volti al perseguimento dei local proposal
stabiliti dalla Fondazione di comunità. Cariplo ha preferito fornire da
subito risorse alle Fondazioni di comunità in modo che potessero
dotarsi di una struttura efficiente, che potesse garantire una certa
continuità nel tempo e fosse in grado di fornire una presenza stabile
sul territorio.
Quali obiettivi dovrebbe perseguire una Fondazione di comunità?
Da
una parte persegue un’attività caratteristica delle fondazioni che è
quella di erogare risorse e promuovere la filantropia: la Fondazione di
comunità c’è per rispondere alle esigenze di un dato territorio e per
far del bene alla società civile di quell’area, promuovendo attività
mirate sui bisogni locali. Dall’altro lato, e qui c’è indubbiamente il
tratto più innovativo, la Fondazione agisce non solo come erogatore ma
anche come aggregatore di risorse e competenze. Tanto più la Fondazione
di comunità si dimostra impegnata per il proprio territorio tanto più
sarà in grado di raccogliere attorno a sé attori che possano contribuire
allo sviluppo delle sue attività. La Fondazione di comunità pertanto
non si occupa solamente di fund raising,
ma si impegna a catalizzare le capacità e le intelligenze dei migliori
uomini e donne del territorio, in modo che la società civile possa
condividere la mission della Fondazione e contribuire all’azione da essa
svolta. E’ evidente che questi due pilastri sono sinergici: quanto più
la Fondazione svolge bene la propria attività filantropica tanto più è
in grado di raccogliere sul territorio risorse e competenze che, a loro
volta, miglioreranno le attività proprie della Fondazione.
Quali sono i soggetti che si tende a coinvolgere nel Consiglio di Amministrazione delle Fondazioni di comunità?
Dipende molto dal territorio in cui si decide di
costituire una Fondazione di comunità. Indubbiamente è un bene che la
rappresentanza sia la più ampia possibile e che siano espresse le
diverse realtà che costituiscono la società - Terzo settore,
volontariato, Chiesa, attori economici e istituzioni pubbliche - avendo
tuttavia come punto fermo l’indipendenza della Fondazione tanto dalle
correnti di pensiero di natura economica che da quelle di natura
politica. Fondazione Cariplo, anche questo è importante ricordarlo, non
sceglie quali soggetti coinvolgere all’interno del CdA delle Fondazioni
di comunità. Cariplo è fondatrice delle diverse Fondazioni, ma sono poi
queste che, dotandosi autonomamente di uno statuto e di un proprio
regolamento per le nomine, scelgono chi debba sedere nel proprio
Consiglio di Amministrazione. Un ulteriore appunto merita il tema della
“istituzioni coinvolte”. Le istituzioni per loro stessa natura sono
scatole vuote, strutture che funzionano primariamente non per le
caratteristiche oggettive che posseggono ma grazie a coloro i quali
operano al loro interno, cioè grazie alle persone. Quale vantaggio può
avere una Fondazione di comunità coinvolgendo istituzioni blasonate se
queste sono rappresentate da persone “scadenti”? Siamo convinti che oggi
la filantropia si possa realizzare grazie soprattutto a competenze
specifiche, anche manageriali. Riconosciamo che un’altra componente
fondamentale per chi lavora sul territorio sono le relazioni che servono
per svolgere il ruolo di collettore. Non serve blasone, ma semmai
voglia di “sporcarsi le mani”: oggi il mondo è andato avanti confondendo
l’importanza delle conoscenze con quelle delle competenze. Non servono
“amici” ma persone che sappiano fare bene il proprio mestiere. Per
questo motivo il non profit si sta sempre di più professionalizzando e
molti grandi professionisti del profit vanno a lavorare nel Terzo
settore.
Al di là
dell'impegno nella costituzione e nel parziale sostegno economico, quali
rapporti mantiene Fondazione Cariplo con le varie Fondazioni di
comunità?
Fondazione Cariplo assume un ruolo di “mantenimento
della rotta”, spingendo in particolare su tutti quegli aspetti relativi
alla qualità dei servizi offerti, al livello delle persone coinvolte e
all’attenzione verso il territorio. Fare una Fondazione di comunità non è
cosa facile. Implica un lavoro continuo e intenso che sicuramente non è
possibile fare a tempo perso: strutturare la filantropia e aggregare
gli attori del territorio sono lavori scientifici, che non possono
essere fatti superficialmente. La Cariplo funge da sollecitatore delle
iniziative intraprese dalle Fondazioni sotto diversi punti di vista,
aiutandole ad esempio nel campo della formazione e della comunicazione, o
fornendo loro consulenza in materia di fund raising, creazione degli statuti, governance
interna. Forniamo cioè supporti in grado di far crescere le competenze
proprie delle Fondazioni, cercando comunque di garantirne sempre
l’autonomia. Stiamo spingendo perché aumentino l’impegno e l’efficacia
dal punto di vista della comunicazione, con nuovi sistemi moderni che
passano per i social network, strumenti che possono essere molto utili
per la trasparenza, la raccolta e ancora per assoldare volontari.
Le
Fondazioni di comunità usano molto lo strumento dei bandi, privilegiando
quelli che prevedono l'obbligo per le associazioni che vi partecipano
di reperire autonomamente una parte del denaro prevista. Per quali
ragioni Cariplo ha indicato questa strada privilegiata per l'erogazione?
Recentemente sulla stampa si è dibattuto
sull’utilizzo o meno dei bandi. Felice Scalvini, di Assifero, ha
affermato, ad esempio, che l’uso sistematico dei bandi rischia di
trasformare in “progettifici” le Fondazioni e le organizzazioni che si rivolgono a loro per chiedere sostegno. Questo
rischio può esserci, ma il bando è uno strumento di estrema trasparenza
che obbliga le Fondazioni a stabilire criteri precisi, a pubblicizzarne
i parametri assunti e a rendere noti parametri di valutazione assunti
su tale questione. Ovvio che poi su ogni territorio i criteri del bando
possono essere più o meno precisi, ma con l’attenzione di non attivare
misure arbitrarie che esulino dagli schemi metodologici di un bando
pubblico e trasparente. Inoltre il fatto di coinvolgere direttamente le
associazioni nella raccolta dei fondi impedisce che queste si “siedano”
attendendo che sia qualcun altro a fornire loro le risorse di cui
necessitano. La Fondazione non è il bancomat a cui accedere quando se ne
avverte la necessità. E’ una realtà che ovviamente eroga risorse, ma
che soprattutto è capace di coinvolgere attivamente gli attori presenti
sul territorio.
Cariplo continua a operare in qualche modo sui territori in cui sono presenti Fondazioni di comunità?
I bandi di Fondazione Cariplo sono aperti a tutte
le organizzazioni non profit, in Lombardia e nelle province di Novara e
Verbano-Cusio-Ossola. Le Fondazione di comunità hanno una loro autonomia
ed è giusto che sia così, pubblicano dei bandi su tematiche comprese
nei nostri stessi ambiti di intervento, ma che puntano a sostenere
azioni che Fondazione Cariplo non svolge. Insomma, non ci facciamo
concorrenza, anzi ci integriamo. Va detto poi che le Fondazioni di
Comunità ricevono ogni anno consistenti contributi da Fondazione Cariplo
attraverso i quali attivano bandi o altre iniziative a favore del non
profit. In quel caso ci affianchiamo a loro. In certi casi infatti le
risorse necessarie per sostenere interventi importanti, o le tempistiche
di attuazione di un progetto, risultano non essere sostenibili da una
Fondazione di comunità, ed in questo caso è Cariplo che si muove. Le
fondazioni di comunità sono preziose antenne sul territorio, in grado di
valutare le necessità specifiche di quei luoghi: Cariplo si occupa di
erogazioni consistenti per campi particolari, mentre le Fondazioni di
comunità erogano risorse meno considerevoli che tuttavia abbracciano una
maggior gamma di attività.
Cariplo oltre a indirizzare l'azione delle Fondazioni di comunità opera una qualche valutazione delle attività da esse svolte?
Sulle iniziative realizzate autonomamente dalle fondazioni locali non interveniamo, com’è giusto che sia. Certamente se una fondazione locale dovesse perdere
completamente coscienza dei propri obiettivi e erogare risorse senza
tenere conto della propria mission
Cariplo non resterebbe a guardare. Se dovesse accadere un fatto del
genere dopo aver richiamato la Fondazione smetteremmo di erogarle nostre
risorse e, nel caso, ci sfileremmo anche dal suo CdA. Ovviamente
quei bandi attivati con risorse della nostra Fondazione sono invece
oggetto di un controllo approfondito e specifico. Collaboriamo molto
attivamente anche per la valutazione e la selezione dei cosiddetti
progetti emblematici: ogni anno due territori provinciali beneficiano di
un bonus ulteriore di risorse, circa 7,5 milioni di euro; questi
servono per realizzare iniziative di vasta portata che difficilmente
sarebbero sostenibili anche attraverso i bandi di Fondazione Cariplo; in
questo caso il territorio viene coinvolto e sceglie con giudizio i
progetti di cui sente maggior necessità. Per questo si chiamano azioni
emblematiche e ricorrono ogni sei anni.
Cariplo
ha intenzione di costituire Fondazioni di comunità in altre aree in cui
attualmente non sono presenti? Penso in particolare alla città Milano e
nella zona a Sud-Est della città in cui non esistono realtà simili.
Per quel che riguarda la città di Milano Cariplo ha
deciso di continuare a operarvi direttamente. Non ci sembrava il caso
di raddoppiare le strutture per coordinare attività su un territorio,
quello milanese, che ben conosciamo. Per quel che riguarda la zona
Sud-Est invece esistono due ragioni fondamentali per cui non esiste una
Fondazione di comunità: da un lato, anche in conseguenza della crisi, le
risorse si sono fatte più scarse, dall’altro ci piaceva l’idea di
consolidare l’esperienza delle 15 fondazioni esistenti prima di vararne
di nuove. Come ho già detto creare una Fondazione di comunità efficiente
non è uno scherzo, e in una situazione non facile come quella attuale
abbiamo scelto di essere prudenti e attendere tempi migliori. Non è
dunque escluso che in futuro si possa attivare una Fondazione anche
nella zona “scoperta” che mi ha indicato, la quale comunque beneficia di
erogazioni provenienti direttamente da Cariplo.
E per quanto riguarda le aree al di fuori della Lombardia?
Fuori dall’area in cui normalmente opera Cariplo –
ovvero Lombardia e le provincie di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola –
non penso costituiremo altre Fondazioni di comunità. Questo perché altre
fondazioni di origine bancaria potrebbero favorire, o hanno già
favorito, esperienze simili a quelle del Progetto Fondazioni di comunità
di Cariplo, anche sperimentando forme diverse rispetto a quelle
utilizzate da Cariplo in questi anni. Anche se, occorre dirlo, non è
obbligatorio che una Fondazione abbia alle spalle una fondazione
bancaria per poter funzionare, è certo che avere un supporto di questo
genere rende la strada meno in salita. Ci sono casi di Fondazioni di
comunità non legate a Cariplo che sono state fondante senza questo
genere di endowment, in cui
quindi le Fondazioni hanno reperito autonomamente tutte le risorse di
cui avevano necessità. In questi casi tuttavia la strada è enormemente
più difficoltosa per le Fondazioni, perché il rischio è quello di non
avere neanche le risorse per strutturarsi internamente in maniera
professionale.
Ritiene che la politica potrebbe fare qualcosa per aiutare attività filantropiche simili alla Fondazione di comunità?
Le Fondazioni di origine bancaria hanno appena approvato la Carta delle Fondazioni:
un documento spontaneo con il quale, tra le altre cose, si impegnano ad
evitare commistioni con il mondo della politica, per non rischiare che
questa se ne appropri. Ma a livello locale, spesso gli amministratori
comunali, provinciali o di altre istituzioni hanno saputo ben interpreta il loro ruolo: hanno supportato la nascita e lo sviluppo delle Fondazioni di comunità, comprendendo
che esse possono rappresentante un efficace strumento ad esempio per il
secondo welfare o per l’integrazione delle politiche pubbliche
condivise. La Politica, così come il mondo economico, dovrebbe valutare
con molta più attenzione tutti gli aspetti legati al dono, alla
solidarietà e alla gratuità, evitando di contrastarli o addirittura di
deviarne gli scopi, impegnandosi invece per sostenerli. E’ solo
attraverso questa strada che si può attivare un lavoro su e con la
società civile che né il settore pubblico né il mondo dell’economia si
sono dimostrati in grado di svolgere. Il pubblico, il privato e il
privato sociale oggi hanno il dovere di lavorare insieme per il bene
comune. La gratuità, il dono, sono elementi dirompenti di cui oggi
abbiamo assolutamente bisogno e che né lo Stato né l’economia sono in
grado di generare da soli. Negli ultimi anni ci siamo dimenticati di
questi fattori che sono stati importanti per risollevare il nostro Paese
perfino dal dramma del dopoguerra, e che hanno garantito la crescita
economica, sociale e culturale. A livello imprenditoriale si stanno
facendo passi avanti con la Corporate Social Responsability, ma
indubbiamente si può e si deve fare molto di più. Il mondo della
filantropia oggi appare maturo per fare la propria parte. E le
fondazioni di Comunità sono uno strumento potente per coinvolgere le
persone e far loro toccare e vedere concretamente che il contributo di
ciascuno, sotto forma di donazione torna effettivamente alla comunità
dove si è generato sotto varie forme: dai progetti in ambito culturale,
fino a quelli per il sostegno ai servizi alla persona di cui oggi si
sente tanto bisogno.
Riferimenti
Risultati 2010 sul sito di Fondazione Cariplo
Alcune esperienze di filantropia di comunità sul sito di Fondazione Cariplo
La nostra intervista a Bernardino Casadei, Segretario Genrale di Assifero, sulle Fondazioni di Comunità
Promuovere la filantropia comunità nel Mezzogiorno: l'esperienza di Fondazione con il Sud
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