28 nov 2012

Il Dono è un fattore di sviluppo

Tratto da "Il dono come fattore di sviluppo" di Bernardino Casadei 
 
Il dono non è semplicemente un atto di generosità, esso è un fattore di sviluppo forse addirittura più importante del tanto ricordato interesse. L'averlo dimenticato è forse il limite maggiore della riflessione economica, la quale si sta rivelando manifestamente incapace di interpretare la realtà in cui viviamo. Se infatti noi pensiamo alla nostra vita scopriremo che gran parte dei nostri atti non sono mossi da un'attenta ponderazione delle nostre utilità marginali, ma piuttosto dal desiderio di fare qualcosa di bello, buono, giusto e vero. Diventa quindi indispensabile, soprattutto in un momento di crisi come l'attuale, valorizzare le energie che questa propensione è in grado di generare, evitando di confinarle, così come troppo spesso avviene, nella sfera privata di ciascu n individuo.
 
Le più attente analisi dell'attività produttiva stanno infatti dimostrando come anche nella vita delle imprese il dono svolge un ruolo fondamentale. Se ognuno si limita a rispettare le proprie mansioni, non ci mette del proprio, non va oltre, spesso senza alcuna speranza di veder premiato questo impegno, soprattutto in una società in cui il modello fordista in cui la macchina poteva imporre il proprio ritmo al lavoratore è ormai definitivamente tramontato e in cui la motivazione del singolo svolge un ruolo fondamentale, l'azienda finisce per perdere la propria capacità innovativa e le procedure, per quanto sofisticate possano essere, non la salveranno dal declino e, in ultima analisi, dal fallimento. Le dinamiche che contraddistinguono la crisi presente lo dimostrano ampiamente.

Ma donare non è facile. In una società complessa come la nostra, senza adeguate infrastrutture, diventa impossibile dare concretezza a questa esigenza e vivere il dono. La nostra società si è infatti strutturata come se il dono non esistesse o non potesse che avere un ruolo residuale, destinato a scomparire grazie all'evoluzione della tecnica e della pianificazione sociale. Così abbiamo sviluppato strutture sofisticatissime che ci permettono di fare qualsiasi cosa, ma nel contempo abbiamo approfondito l'isolamento degli individui, incrinato i rapporti di fiducia, moltiplicato le relazioni di oneri burocratici i quali diventano ostacoli quasi insormontabili per chiunque voglia vivere pienamente la dimensione del dono.

Per questo il vero valore aggiunto della filantropia istituzionale nel suo complesso non sono tanto i pur importantissimi servizi che è in grado di generare, ma piuttosto nella sua capacità di ricreare questa rete di cui abbiamo un così evidente bisogno. Con questo non voglio assolutamente negare l'importanza di tali servizi i  sono indispensabili per contribuire a realizzare quella comunità solidale e sussidiaria che l'unica vera alternativa alla crisi del welfare. Essa con il suo stesso esistere infatti contribuisce a creare comunità, a sviluppare quel capitale sociale che è alla base di ogni crescita non solo morale e civile, ma anche economica e sociale e senza il quale né lo Stato, né il mercato possono funzionare.

Accanto alla funzione sociale della filantropia istituzionale, funzione che dovrebbe interessare i politici, gli studiosi, gli opinion maker, ma che potrebbe forse lasciarci indifferenti, c'è ne è un'altra che invece riguarda ciascuno di noi. Essa, ed è questo forse l'aspetto più importante, offre ad ognuno di noi un'opportunità unica per vivere concretamente l'esperienza del dono che non è, come troppo spesso è stata presentata, un dovere, un obbligo, una sorta di tassazione volontaria a cui sommettersi per senso civico, ma un'opportunità per dare una risposta ad alcune esigenze fondamentali della natura umana, esigenze a cui la nostra società non sembra in grado di offrire risposte convincenti: il bisogno di definire ed affermare la propria identità, quello di vivere relazioni veramente umane con il proprio prossimo perché non strumentali e quello di sperimentare le emozioni autentiche di cui ab biamo un così evidente bisogno.

In ultima analisi vivere il dono significa evitare che la nostra esistenza si riduca ad una continua lotta per cercare di soddisfare in modo effimero effimeri bisogni. 

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